21 Feb Nella mente del collezionista
Guardo con curiosità i collezionisti. Non essendolo, mi sono sempre chiesta da dove nascesse quella “febbre di possesso” che noto mentre descrivono i loro adorati oggetti.
La mia curiosità è aumentata quando sono incappata in uno straordinario racconto di Jules Champfleury, Il violino di faenza, pubblicato in Italia da Sellerio e quasi introvabile nella versione cartacea.
L’autore narra le peripezie di un collezionista altolocato nella Borgogna dell’Ottocento, ossessionato dalla ricerca della rara ceramica che dà il titolo all’opera. Un’ossessione che sfocerà nella follia, fino al dirompente finale. Champfleury ci porta per alcune ore nella mente del collezionista, ci fa assaggiare quell’urgenza di possesso.
Ma l’empatia con il protagonista è durata in me solo il tempo della lettura. Curiosa di capire meglio, mi sono rivolta a chi i collezionisti li conosce bene, essendolo lui stesso. Mi riferisco a Cristiano Luzzago, dealer tra i più esperti e longevi nel mondo dell’auto d’epoca.
“A dieci anni assemblavo il modellino della Jaguar E Type, dieci anni dopo la guidavo. Una delle emozioni più grandi della mia vita”, esordisce Luzzago. Osservo l’oggetto di tanta passione, blu come il salone che la ospita, The Blue Room a Brescia. È strepitosa, Enzo Ferrari la definì l’auto più bella mai costruita.
“Alla base di tutte le forme di collezionismo ci sono impulsi emotivi, mai razionali. Le motivazioni che muovono i collezionisti d’auto d’epoca sono molteplici”, continua Luzzago. “Alcuni rievocano tramite questi straordinari oggetti i momenti topici della loro esistenza. L’auto diventa il totem che li riporta nel passato: magari è la medesima che guidava il padre, con tutto il bagaglio di memorie associate, oppure quella che sognavano durante gli anni giovanili e finalmente possono permettersi”.
“Altre volte la vettura storica è un investimento affettivo che materializza un sogno non realizzato altrove. In ogni caso, nel collezionista la motivazione non è mai l’investimento economico o la speculazione, ma il bisogno di soddisfare un’esigenza interiore. L’auto è un veicolo di desideri”,
Gli chiedo se ha mai incontrato un collezionista come quello descritto da Champfleury. “A quei livelli di follia mai, ma negli anni ho incrociato collezionisti con atteggiamenti maniacali, per esempio il possesso di auto costruite solo in un particolare anno, oppure con targa rigorosamente originale”.
“Ho avuto nel tempo a che fare coi ‘collezionisti tematici’, possessori di un grande numero di auto dello stesso marchio – addirittura lo stesso modello, ma replicato in colori diversi – o al contrario che collezionano auto completamente differenti tra loro, senza un apparente filo logico. Del resto la logica, nel collezionismo, non ha molta voce in capitolo”.
Nella foto, Cristiano Luzzago alla Winter Marathon 2017 sulla sua Jaguar E Type.